La città Magnogreca di Kaulon
La città di Kaulon, antica colonia magnogreca, fondata dagli achei dell’Acaia greca, gli stessi che fondarono Crotone e Sibari, e ricolonizzata in seguito da Crotone, è stata identificata con l’odierna località di Monasterace da Paolo Orsi.
Il famoso archeologo giunse a Monasterace nel 1891 e iniziò lo scavo che negli anni, grazie anche all’attività della Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria e di diversi Istituti di ricerca universitari italiani (Scuola Normale Superiore di Pisa, Università di Firenze e di Reggio Calabria) e stranieri, ha restituito importanti dati sull’estensione della cinta muraria, sull’ubicazione delle aree sacre, delle necropoli e di alcuni quartieri dedicati all’edilizia privata.
Le prime campagne di scavo condotte, agli inizi del Novecento, dall’archeologo Paolo Orsi, riguardarono l’esplorazione dell’area sacra, del tempio dorico e di parte della cinta muraria.
Le ricerche proseguirono intorno agli anni ’50 con gli studi topografici e urbanistici di Schmiedt e Chevallier.
Lo scavo della Casa del drago è da attribuire ad Alfonso De Franciscis, alle sue ricerche ne seguirono altre relative al tempio, alle mura e ad un settore di abitato.
Le indagini archeologiche riguardanti l’antica città di Kaulon ripresero in modo programmatico soltanto a partire dagli anni ’80 del Novecento, grazie all’impegno della Soprintendenza Archeologica della Calabria che si avvalse della collaborazione di scuole e istituzioni italiane ed straniere.
Le ricerche degli ultimi decenni hanno interessato quasi esclusivamente il fronte a mare della città: l’area del tempio vede all’opera l’Università degli Studi di Pisa e la Scuola Normale Superiore; l’area del vasto complesso di Casa Matta è oggetto di indagine da parte della Soprintendenza Archeologica della Calabria con il contributo dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dell’Università della Calabria; mentre nell’area settentrionale dell’abitato detto di S. Marco, opera dal 2003 l’Università degli Studi di Firenze.
Un percorso parallelo alla linea di costa, che ricalca l’andamento di uno degli assi viari principali di Kaulon, consente di osservare i resti dell’abitato con il suo impianto regolare e le sue case, conservate a livello delle fondazioni dei muri, a partire dalle strutture emerse nel settore detto di San Marco, frequentato sin dalla metà dell’VIII sec. a.C.. Qui sono state individuate strutture arcaiche, alle quali si sovrappongono la “Casa del personaggio grottesco” di epoca classica ed una successiva abitazione di età ellenistica.
Proseguendo, si giunge nell’area della cosiddetta Casa Matta, dove è stata messa in luce una lussuosa dimora che nel corso del tempo ebbe diverse funzioni. Nella stessa area sono visibili i resti del complesso termale, le cosiddette terme di Nannon , con uno dei più importanti e grandi mosaici della Magna Grecia: il mosaico con draghi, delfini ed ippocampi.
Nell’ultimo tratto del percorso è visibile l’area sacra della città con il tempio dorico del quale sono riconoscibili il basamento, l’altare, la gradinata e altre strutture di carattere sacro.
Ritornando indietro, una stradina conduce ad una delle case più lussuose dell’antica Kaulon, la Casa del drago dove è stato ritrovato il mosaico di soglia attualmente conservato all’interno del Museo.
Un sottopasso al capo opposto del precedente permette di raggiungere un settore dell’abitato ancora più a monte, ai piedi della collina del Faro di Punta Stilo.
È compresa nel Parco anche una vasta area archeologica subacquea, che si estende tra il tempio dorico e l’attuale corso della fiumara Assi, al momento sommersa, e sottoposta a tutela, che corrisponde ad un complesso per la lavorazione della pietra contemporaneo alla città greca.
La storia
La fondazione della città risale alla fine dell’VIII secolo a. C. . Dopo un lungo periodo di autonomia e prosperità, risalente alla seconda metà del VI sec. a.C., come ci testimoniano gli splendidi stateri incusi in argento, nel 389 a.C. la città di Kaulon fu conquistata da Dionisio I tiranno di Siracusa, che ne deportò gli abitanti e ne annesse il territorio all’alleata Locri.
La città fu ricostruita e visse un periodo di pace finché non subì, nel corso del III sec. a.C., una serie di eventi: il dominio da parte dei Brettii, bellicosa popolazione indigena che conquistò molte città greche della Calabria; la presa dei Campani nel 280-270 a C.; la conquista di Annibale durante la seconda guerra punica.
Le vicende di Kaulon si conclusero con la sua conquista da parte dei Romani: nel 205 a.C. Plinio menziona la città in rovina. Secondo l’Itinerarium Maritimum, il sito sopravvisse, con il nome di Stilida, come stazione di sosta della strada costiera che collegava Crotone a Reggio.
La topografia della città
La città di Kaulon, circondata da una cinta muraria con porte e torri, era organizzata secondo un impianto urbanistico regolare, basato su una rete di assi viari ortogonali fra loro a formare isolati stretti ed allungati tutti della stessa superficie, nei quali erano ricavati nuclei abitativi dalle stesse dimensioni, con alcune eccezioni, come la casa di recente scavata nei pressi della Casa Matta e la Casa del drago, famosa per il mosaico policromo raffigurante un mostro marino. Fra la porzione di abitato limitrofo a questa dimora e il tempio forse era ubicata l’agorà, la piazza che rappresentava il centro politico ed amministrativo della polis.
All’interno della città sorgeva un santuario con un grande tempio dorico (430-420 a.C.); un’altra area sacra era ubicata sul colle del Faro, come attestano numerosi ex-voto e terracotte architettoniche di età arcaica. Anche all’esterno della città, sul colle della Passoliera, sorgeva un santuario: all’interno del Museo Archeologico dell’antica Kaulon si conservano le splendide terracotte architettoniche policrome di più edifici di culto, fra i quali almeno un tempio.
Le aree delle necropoli erano ubicate fuori dalle mura di cinta: ad Ovest Paolo Orsi individuò un settore della necropoli greca, recuperando corredi piuttosto poveri, mentre recenti scavi hanno messo in luce parte di una necropoli dei Brettii, popolazione italica che conquistò Kaulon nel III sec. a. C, a cui va riferito anche un quartiere suburbano con connotazione artigianale rinvenuto di recente in un’area a Sud della cinta muraria.
Grazie ai dati acquisiti con le esplorazioni subacquee, si possono supporre, per Kaulon, almeno un punto di approdo sulla foce della fiumara Assi (forse, un porto-canale), cui si associava un altro punto di attracco nel tratto di costa antistante il tempio dorico.
E’ stata avanzata anche un’ipotesi ricostruttiva della Punta Stilo, antico Promontorio Cocyntho, che attualmente, per una serie di fenomeni geologici è sott’acqua.
Per quanto riguarda il territorio limitrofo, in età greca sorgevano piccole fattorie rurali distribuite nelle campagne, mentre in età romana è attestata la presenza, in località Fontanelle, ed in altre zone del territorio, di ville, legate ad un’organizzazione territoriale per latifondi.
L’impianto urbano
Kaulon, come tutte le altre colonie della Magna Grecia, già in età arcaica, doveva essere organizzata secondo un preciso impianto urbanistico. Al momento è noto soltanto l’assetto della città ricostruita dopo la distruzione da parte di Dioniso I tiranno di Siracusa (389 a. C.).
La città fu riorganizzata secondo un impianto regolare e pianificato, detto “ippodameo” dal nome dell’architetto, Ippodamo di Mileto, a cui si attribuisce l’ideazione. Questo impianto prevedeva un reticolo stradale costituito da numerose strette strade (dette stenopoi ), ravvicinate e parallele, disposte da monte verso mare per facilitare lo scorrimento delle acque, che si intersecavano ortogonalmente con larghe strade (dette plateiai ), anch’esse parallele ma più distanziate fra loro.
Si formavano quindi degli isolati rettangolari stretti e particolarmente allungati in senso Est-Ovest, che misuravano circa 105 x 35 m.
Gli isolati, a loro volta, erano divisi in sei lotti ognuno dei quali suddiviso in due case, che risultavano quadrangolari (17 x 17,50 m).
Le case di Kaulon avevano delle dimensioni standard con alcune eccezioni: la Casa del drago occupava un intero lotto per la sua larghezza di 35 m.
Naturalmente il progetto poteva subire modifiche legate soprattutto alle eventuali irregolarità del terreno: gli isolati in prossimità della spiaggia, per mancanza di spazio, erano più piccoli.
Per la realizzazione delle case venivano utilizzati materiali semplici e di basso costo. I muri erano costituiti da uno zoccolo di fondazione di ciottoli e pietre, sul quale si impostava l’elevato in mattoni crudi, realizzati, cioè, senza cottura in fornace ma semplicemente attraverso essiccatura dell’argilla al sole. Solo per i tetti si utilizzavano laterizi (tegole e coppi) prodotti dalle officine ceramiche, che garantivano maggior impermeabilità. Le pareti erano protette da modeste intonacature bianche e solo eccezionalmente venivano dipinte. I pavimenti erano semplici piani d’uso livellati e pressati e raramente presentavano rivestimenti più accurati; solo gli ambienti di rappresentanza di dimore lussuose erano decorati da mosaici, come attesta la famosa Casa del drago.
Il cortile rivestiva un ruolo fondamentale nella casa: oltre a collegare gli ambienti, assicurandone luce ed aria, era sede di molte attività domestiche.
Per i cortili era frequente una pavimentazione in ghiaia che assicurava un buon drenaggio delle acque. Le case erano completate da pozzi e sistemi di canalizzazione per il deflusso delle acque.
Il fondo stradale dell’antica città di Kaulon era costituito da semplici gettate di sabbia e ghiaia, con l’aggiunta di frammenti ceramici che facilitavano l’assorbimento delle acque, impedendo la formazione di fango.